Carissimi,
ho copiato qui sotto un articolo del prof. Bagnai, pubblicato credo oggi su "Il Fatto", nel quale si espongono le basi economiche del processo di integrazione europea costruito sulle crisi e si riporta uno studio (al quale ho inserito il link) che cita dichiarazioni di vari "padri nobili" che esplicitano questa politica paternalista (per usare un eufemismo).
A presto,
Le contraddizioni insanabili dell’euro
LE FALLE Non serve una preparazione scientifica per capire che la moneta unica non può reggere se fondata su debiti, paternalismo e blocco del mercato valutario
di Alberto Bagnai
Impazzano sui social media sciami di dilettanti che si appassionano ai tecnicismi sulla sostenibilità o meno dell’euro. Un economista trova poco interesse in questo dibattito, per il semplice motivo che per la scienza economica l’euro è nato morto. Del resto anche oggi, se pure a posteriori, gli economisti più in vista sul mercato locale, come Luigi Zingales, confermano che esso andrà smantellato. Per capire quanto sia fallimentare il progetto eurista non occorre alcuna preparazione scientifica particolare: un minimo di logica basta a farne risaltare le insanabili contraddizioni. L’idea che paesi diversi potessero permettersi una stessa moneta si basava sull’assunto che la moneta unica, facilitando la circolazione dei capitali, avrebbe convogliato le risorse finanziarie nelle regioni dell’Eurozona dove esse fossero più utili, con due benefici: per i paesi più arretrati, quello di finanziare a buon mercato il proprio sviluppo, e per il sistema nel complesso quello di non incorrere più in crisi finanziarie come quella del 1992, visto che i mercati avrebbero finanziato solo chi se lo meritava (così diceva Emerson in One market, one money). Ci vuole molta fiducia nel mercato finanziario per pensare che esso possa da solo, e senza un’autorità di controllo sovranazionale, risolvere tutti i problemi! Il mercato finanziario ha fallito, come ha certificato il vicepresidente della Bce (Atene, 23 maggio 2013), ma al di là del fallimento, questo approccio presentava una contraddizione che nessuno ha notato: se è vero che i mercati finanziari sono infallibili (come pensavano gli eurocrati), perché mai il progetto europeo dovrebbe basarsi sull’abolizione di uno di essi, quello valutario? Se si crede nel mercato, perché non credere che esso sappia prezzare in modo corretto le valute nazionali, dando agli investitori esteri segnali preziosi per allocare le proprie risorse?
L’irresistibile tentazione del debito
Qualcuno se la cava dicendo: “Se un Paese è messo in difficoltà da una valuta troppo forte, viene incentivato a fare le riforme necessarie”. L’integrazione finanziaria sarebbe quindi un mezzo per conseguire il fine della disciplina finanziaria. Ma anche questa è una fesseria: perché mai gli operatori dovrebbero ricorrere di meno al debito, se i capitali circolano meglio, e quindi indebitarsi è più facile? È il contrario: facilitando il finanziamento degli squilibri, la moneta unica allenta il vincolo di bilancio dei governi e consente di rinviare le riforme. Lo attesta Fernandez-Villaverde dell’Università della Pennsylvania sul prestigioso Journal of Economic Perspectives: è stata la “credibilità” dell’euro a consentire alla Grecia di indebitarsi oltre ogni logica economica.
Intervengono allora gli esperti di politica, e il discorso si fa ancor più interessante. Consiglio la lettura del saggio di Roberto Castaldi "La moneta unica e l’unione politica" (scaricabile da Internethttp://www.sisp.it/files/papers/2012/roberto-castaldi-1376.pdf ). Conferma come il disegno definito criminale da Zingales (guidare il processo di integrazione economica a colpi di crisi), fosse stato lucidamente teorizzato da padri nobili quali Altiero Spinelli e soprattutto Mario Albertini. Per quest’ultimo, ricorda Castaldi “le crisi costituivano opportunità per lo sviluppo di una ‘iniziativa’ federalista”, poiché aprivano “una finestra di opportunità” per la cessione di sovranità nazionale, nella piena consapevolezza “che un’unione monetaria non possa sopravvivere nel lungo periodo senza l'unione politica” e quindi “che la creazione della moneta unica potesse generare una contraddizione tra una moneta europea in assenza di un governo europeo tale da aprire la strada ad un processo costituente europeo”. Nulla di nuovo: Mario Monti ce lo ricordava tre anni fa al convegno “Finanza: comportamenti, regole, istituzioni” organizzato dalla Luiss.
Ma anche questo ragionamento è contraddittorio. Se lo scopo è quello di costruire una “compiuta democrazia europea”, perché invece di interpellare i cittadini li si mette in una tonnara monetaria, affinché spaventati vadano nella direzione giusta? Possiamo chiamare democratico questo modus operandi ? E quale obiettivo può mai essere così nobile da essere perseguito accettando coscientemente il rischio che ci siano vittime? Perché la crisi economica, ormai è chiaro, fa comunque delle vittime. Stupisce la serenità con la quale Albertini, Castaldi, Monti, accettano l’eventualità di questi “danni collaterali”. È il cinismo degli ottimati, per i quali la vita altrui ha poca rilevanza, perché si sanno protetti per censo da quella “durezza del vivere” alla quale il compianto Tommaso Padoa-Schioppa auspicava che gli europei fossero riavvicinati, onde riaversi dalla mollezza alla quale lo stato sociale li aveva avvezzi.
Affidarsi al mercato inibendo quello più importante per valutare un sistema paese (il mercato valutario), incentivare la disciplina finanziaria adottando regole che favoriscono l’indebitamento (l’integrazione finanziaria), perseguire la democrazia col paternalismo (la scelta di convogliare il gregge col bastone della crisi verso l’obiettivo deciso dai pastori): queste sono le insanabili contraddizioni dell’euro, e su queste sarebbe opportuno riflettere, lasciando il folclore del “faremo la spesa con la carriola” ai commentatori prezzolati, già pronti a virare di bordo con disinvoltura, come fecero nel 1992, passando dal terrorismo al “la svalutazione ci ha fatto bene!” nel breve volgere di pochi mesi.
I nomi, se interessano, sono su Internet (e sono gli stessi di oggi).
mercoledì 30 aprile 2014
mercoledì 16 aprile 2014
Michio Kaku assicura di avere scoperto la prova scientifica che Dio esiste
Uno degli scienziati più rispettati dichiara di aver trovato la prova dell’azione di una forza che ” governa tutto”.Il noto Fisico teorico Michio Kaku ha affermato di aver creato una teoria che potrebbe comprovare l’esistenza di Dio .
L’informazione ha creato molto scalpore nella comunità scientifica perché Kaku è considerato uno degli scienziati più importanti dei nostri tempi , uno dei creatori e degli sviluppatori della rivoluzionaria teoria delle stringhe ed è quindi molto rispettato in tutto il mondo.
Per raggiungere le sue conclusioni , il fisico ha utilizzato un “semi – radio primitivo di tachioni ” ( particelle teoriche che sono in grado di ” decollare ” la materia dell’universo o il contatto di vuoto con lei , lasciando tutto libero dalle influenze dell’universo intorno a loro ) , nuova tecnologia creata nel 2005 .
Anche se la tecnologia per raggiungere le vere particelle di tachioni è ben lontano dall’essere una realtà , il semi- radio ha alcune proprietà di queste particelle teoriche , che sono in grado di creare l’effetto del reale tachyon in una scala subatomica .
Secondo Michio , viviamo in un ” Matrix”: “Sono arrivato alla conclusione che ci troviamo in un mondo fatto di regole create da un’intelligenza , non molto diverso del suo videogioco preferito , ovviamente , più complesso e impensabile .
Analizzando il comportamento della materia a scala subatomica , colpiti dalle primitive tachioni semi- radio , un piccolo punto nello spazio per la prima volta nella storia , totalmente libero da ogni influenza dell’universo , la materia, la forza o la legge , è percepito il caos assoluto in forma inedita .
“Credetemi, tutto quello che fino a oggi abbiamo chiamato caso, non avrà alcun significato . Per me è chiaro che siamo in un piano governato da regole create e non determinate dalle possibilità universali , Dio è un gran matematico.” ha detto lo scienziato .
fonte:
http://evidenzaliena.altervista.org/2014/03/23/michio-kaku-assicura-di-avere-scoperto-la-prova-scientifica-che-dio-esiste/
L’informazione ha creato molto scalpore nella comunità scientifica perché Kaku è considerato uno degli scienziati più importanti dei nostri tempi , uno dei creatori e degli sviluppatori della rivoluzionaria teoria delle stringhe ed è quindi molto rispettato in tutto il mondo.
Per raggiungere le sue conclusioni , il fisico ha utilizzato un “semi – radio primitivo di tachioni ” ( particelle teoriche che sono in grado di ” decollare ” la materia dell’universo o il contatto di vuoto con lei , lasciando tutto libero dalle influenze dell’universo intorno a loro ) , nuova tecnologia creata nel 2005 .
Anche se la tecnologia per raggiungere le vere particelle di tachioni è ben lontano dall’essere una realtà , il semi- radio ha alcune proprietà di queste particelle teoriche , che sono in grado di creare l’effetto del reale tachyon in una scala subatomica .
Secondo Michio , viviamo in un ” Matrix”: “Sono arrivato alla conclusione che ci troviamo in un mondo fatto di regole create da un’intelligenza , non molto diverso del suo videogioco preferito , ovviamente , più complesso e impensabile .
Analizzando il comportamento della materia a scala subatomica , colpiti dalle primitive tachioni semi- radio , un piccolo punto nello spazio per la prima volta nella storia , totalmente libero da ogni influenza dell’universo , la materia, la forza o la legge , è percepito il caos assoluto in forma inedita .
“Credetemi, tutto quello che fino a oggi abbiamo chiamato caso, non avrà alcun significato . Per me è chiaro che siamo in un piano governato da regole create e non determinate dalle possibilità universali , Dio è un gran matematico.” ha detto lo scienziato .
fonte:
http://evidenzaliena.altervista.org/2014/03/23/michio-kaku-assicura-di-avere-scoperto-la-prova-scientifica-che-dio-esiste/
venerdì 28 marzo 2014
ABC dell'euro
le elezioni europee si avvicinano e aumentano mano a mano le fesserie che si devono leggere sull'euro, la santissima valuta che dobbiamo tanto amare ma che guarda caso ci sta distruggendo. Qui vi segnalo un semplicissimo post del prof. Bagnai che, in breve, spiega il motivo n° 1 per cui l'euro impedisce il corretto funzionamento dei mercati: http://goofynomics.blogspot. it/2014/03/i-cialtroni-della- svalutazione-o-la.html .
di seguito riporto AS-IS (riferita alla data di pubblicazione) l'intero articolo e spero che l'autore non rimanga interdetto dalla voglia di condividere le sue idee:
di seguito riporto AS-IS (riferita alla data di pubblicazione) l'intero articolo e spero che l'autore non rimanga interdetto dalla voglia di condividere le sue idee:
I cialtroni della svalutazione, o la stabilità dell'euro
Mentre su Twitter imperversa il dibattito fra espertoni a colpi di LTRO, CDO, OMT, e altre sigle molto esoteriche, che assolvono alla duplice funzione di mettere vino vecchio in bottiglie nuove (come ci ricorda sempre Guerani) e di aumentare l'autostima di chi le snocciola (come sottolineava con garbata ma feroce ironia Keynes), io, qui, umile servo nella vigna del Signore, vorrei richiamare la vostra attenzione su una delle idiozie più evidenti nel discorso a difesa dell'euro. È un'idiozia talmente evidente che, pur avendovene sempre parlato, non vi ho mai prodotto i dati per smontarla, poiché davo per scontato che essi vi fossero noti, non essendo particolarmente segreti.Vedo invece che perfino molti miei "colleghi" insistono nell'argomentare che l'euro ci avrebbe dato stabilità, e che questo sarebbe il suo principale vantaggio, e che se abbandonassimo l'euro saremmo travolti dall'inflazione, e inoltre non avremmo benefici in termini reali.
A me non risulta, e purtroppo non risulta nemmeno al FMI.
Cerchiamo allora di far vedere alcuni banali (ripeto: banali) fatti stilizzati sull'evoluzione del tasso di cambio italiano negli ultimi venti anni. Quando dico "banali" intendo proprio "banali", cose delle quali non varrebbe la pena nemmeno di parlare, se non per rimarcare che se un mio collega nega i fatti che vi mostrerò o è un porco collaborazionista (cosa da segnare su un taccuino), o è un cialtrone integrale (più adatto a studiare in una classe differenziale che a insegnare in un'aula universitaria).
Ma io son sicuro che nessuno dei miei colleghi negherà l'evidenza dei fatti, no? Mica sarò collega di cialtroni e/o collaborazionisti!? Comunque, non lo riterrei un argomento per cambiare mestiere.
Bene, cominciamo dalla stabilità.
Come vi ho detto più volte, nei primi due anni di vita (1999-2000) l'eurone si è svalutato contro il dollaro più o meno quanto la liretta fece nel dall'agosto 1992 in poi. Il grafico è qui:
e riporta il tasso di cambio fra valuta nazionale italiana (lira nel 1992, euro nel 1999) e dollaro, fatto 100 il primo mese del periodo considerato (agosto 1992 per la serie USD92, gennaio 1999 per USD99). I dati vengono da questo utile sito.
(parentesi, non rilevante: ho usato il volume quotation system, ovvero la quotazione certo per incerto, per far contenta un'altra categoria di colleghi, gli imbecilli. In questo sistema di quotazione una svalutazione si traduce in una diminuzione del cambio, perché si usa il sistema del tutto irrazionale di esprimere il cambio non come prezzo in valuta italiana della valuta estera, ma come prezzo in valuta estera di quella italiana. Dico che questo sistema è irrazionale (e infatti usato solo da UK e Eurozona) perché per un paese come l'Italia, che non gode di potere di signoraggio sul mercato della liquidità internazionale (forse non ve ne siete accorti ma non siamo gli Stati Uniti), la valuta estera è una risorsa scarsa, e quello che è più naturale considerare è quanto questa risorsa ci costi in termini della nostra valuta. Ma non entriamo in questa storia: a ogni giorno basta la sua pena e la sua categoria di colleghi, degli imbecilli ci occuperemo, se ne varrà la pena, un'altra volta: oggi siamo alle prese con cialtroni e collaborazionisti...)
La stabilità dell'euro la vedete! Nei suoi primi due anni di vita esso si svalutò di circa il 25% contro il dollaro, mentre la liretta aveva perso, due anni dopo lo sganciamento dallo Sme, circa il 30%. Non mi sembra una differenza particolarmente rilevante. Va da sé che il profilo temporale delle due svalutazioni è molto diverso: quella del 1992 fu più brusca (la linea blu scende prima), quella del 1999 più graduale (la linea rossa scende progressivamente), ma l'entità nel medio periodo fu praticamente identica. Tra l'altro, visto che vi piacciono gli aneddoti, vi posso dire che in quel periodo curavo gli interessi di una fondazione i cui advisor finanziari avevano suggerito di investire una parte consistente del patrimonio in euro. Ricordo ancora le allegre riunioni a fine 1999, quando la discesa dell'euro durava ormai da un anno, e non se ne vedeva la fine, e la proprietaria dei fondi cercava di capire dagli espertoni come mai stesse perdendo così tanto in conto capitale per investire in attività che comunque le davano così poco in conto interessi.
Tanto per chiarire il punto, io a un pranzo di lavoro nel 1998 ovviamente avevo detto al commerciale della grande società finanziaria di turno: "Ma insomma, amico, parliamone! C'è il CAPM, Black e Scholes, il lemma di Ito, equazioni differenziali stocastiche, tutto quest'armamentario, e poi la soluzione qual è? Metti il 60% in euro e il 40% in dollari? Ma questo gliel'avrei detto anch'io gratis a Wdhrtabwdef [NdC: ho tradotto in venusiano il nome del miliardario di turno], anche se magari avrei messo il 60% in dollari...".
Lui si fece un risolino prima, e io una risatona dopo (cose che capitano), quando il miliardario di turno se lo inc..., pardon, gli fece sommessamente notare che c'era qualcosa che non tornava.
Aaaaaah!
A me non risulta, e purtroppo non risulta nemmeno al FMI.
Cerchiamo allora di far vedere alcuni banali (ripeto: banali) fatti stilizzati sull'evoluzione del tasso di cambio italiano negli ultimi venti anni. Quando dico "banali" intendo proprio "banali", cose delle quali non varrebbe la pena nemmeno di parlare, se non per rimarcare che se un mio collega nega i fatti che vi mostrerò o è un porco collaborazionista (cosa da segnare su un taccuino), o è un cialtrone integrale (più adatto a studiare in una classe differenziale che a insegnare in un'aula universitaria).
Ma io son sicuro che nessuno dei miei colleghi negherà l'evidenza dei fatti, no? Mica sarò collega di cialtroni e/o collaborazionisti!? Comunque, non lo riterrei un argomento per cambiare mestiere.
Bene, cominciamo dalla stabilità.
Come vi ho detto più volte, nei primi due anni di vita (1999-2000) l'eurone si è svalutato contro il dollaro più o meno quanto la liretta fece nel dall'agosto 1992 in poi. Il grafico è qui:
e riporta il tasso di cambio fra valuta nazionale italiana (lira nel 1992, euro nel 1999) e dollaro, fatto 100 il primo mese del periodo considerato (agosto 1992 per la serie USD92, gennaio 1999 per USD99). I dati vengono da questo utile sito.
(parentesi, non rilevante: ho usato il volume quotation system, ovvero la quotazione certo per incerto, per far contenta un'altra categoria di colleghi, gli imbecilli. In questo sistema di quotazione una svalutazione si traduce in una diminuzione del cambio, perché si usa il sistema del tutto irrazionale di esprimere il cambio non come prezzo in valuta italiana della valuta estera, ma come prezzo in valuta estera di quella italiana. Dico che questo sistema è irrazionale (e infatti usato solo da UK e Eurozona) perché per un paese come l'Italia, che non gode di potere di signoraggio sul mercato della liquidità internazionale (forse non ve ne siete accorti ma non siamo gli Stati Uniti), la valuta estera è una risorsa scarsa, e quello che è più naturale considerare è quanto questa risorsa ci costi in termini della nostra valuta. Ma non entriamo in questa storia: a ogni giorno basta la sua pena e la sua categoria di colleghi, degli imbecilli ci occuperemo, se ne varrà la pena, un'altra volta: oggi siamo alle prese con cialtroni e collaborazionisti...)
La stabilità dell'euro la vedete! Nei suoi primi due anni di vita esso si svalutò di circa il 25% contro il dollaro, mentre la liretta aveva perso, due anni dopo lo sganciamento dallo Sme, circa il 30%. Non mi sembra una differenza particolarmente rilevante. Va da sé che il profilo temporale delle due svalutazioni è molto diverso: quella del 1992 fu più brusca (la linea blu scende prima), quella del 1999 più graduale (la linea rossa scende progressivamente), ma l'entità nel medio periodo fu praticamente identica. Tra l'altro, visto che vi piacciono gli aneddoti, vi posso dire che in quel periodo curavo gli interessi di una fondazione i cui advisor finanziari avevano suggerito di investire una parte consistente del patrimonio in euro. Ricordo ancora le allegre riunioni a fine 1999, quando la discesa dell'euro durava ormai da un anno, e non se ne vedeva la fine, e la proprietaria dei fondi cercava di capire dagli espertoni come mai stesse perdendo così tanto in conto capitale per investire in attività che comunque le davano così poco in conto interessi.
Tanto per chiarire il punto, io a un pranzo di lavoro nel 1998 ovviamente avevo detto al commerciale della grande società finanziaria di turno: "Ma insomma, amico, parliamone! C'è il CAPM, Black e Scholes, il lemma di Ito, equazioni differenziali stocastiche, tutto quest'armamentario, e poi la soluzione qual è? Metti il 60% in euro e il 40% in dollari? Ma questo gliel'avrei detto anch'io gratis a Wdhrtabwdef [NdC: ho tradotto in venusiano il nome del miliardario di turno], anche se magari avrei messo il 60% in dollari...".
Lui si fece un risolino prima, e io una risatona dopo (cose che capitano), quando il miliardario di turno se lo inc..., pardon, gli fece sommessamente notare che c'era qualcosa che non tornava.
Aaaaaah!
I piddini ovviamente vi diranno che nel 1999 l'euro non c'era, perché per il piddino (o per l'ortottero, o per l'utile tsipriota, o per...) l'euro è "solo una moneta", cioè solo un dischetto di metallo che ha in tasca, e che gli evita di dover usare le tabelline quando scende dall'aereo a Parigi per raggiungere il suo attichetto a Place Vendôme.
Ma il fatto è che le tre funzioni della moneta che si studiano a Econ102 sono:
1) unità di conto (metro del valore);
2) intermediario delle transazioni;
3) riserva di valore
e sappiamo anche che storicamente (anzi, antropologicamente) la prima ad affermarsi è stata la prima fra le funzioni elencate. Non c'è scritto "dischetto di metallo": omissione imperdonabile alla quale i piddini rimedierebbero se potessero riscrivere la storia a loro immagine e somiglianza! Nel 1999 l'euro, che non era ancora circolante (cioè che non era ancora "dischetto di metallo" in tasca a noi), e che quindi non usavamo nelle nostre transazioni interne, era però già l'unità di conto delle transazioni internazionali, il che significa che la svalutazione del 25% contro dollaro comportò che il petrolio ci costasse oltre il 30% in più rispetto a quello che si sarebbe verificato se l'euro fosse veramente stato stabile sul dollaro (perché non il 25%? Chiedetelo agli espertoni che vogliono insegnarci il funzionamento delle percentuali...).
Inutile dire che non vedemmo fra 1999 e 2000 un'esplosione del 30% dell'inflazione, come non la vedemmo nel 1992 (come su questo blog abbiamo più e più volte ricordato da anni: Alberto Barsi ci segnalò nel 2011, nel secondo articolo di questo blog - nel secondo articolo di questo blog - l'intervista a Monti della quale vi ho più volte parlato e che Claudio ha così ammirevolmentecollocato nel contesto a Torino, quella nella quale Monti ammette che fra 1992 e 1993 l'inflazione era scesa e la svalutazione ci aveva fatto bene).
Quindi: l'euro non ci ha dato la stabilità di per sé, perché all'occorrenza gli è capitato di sgretolarsi come la lira.
Allora qualcuno dirà: "Be', d'accordo, questo è incontestabile: l'euro non è sempre stato forte, e la sua performance nei primi due anni non è stata poi così dissimile da quella della liretta nel suo periodo di maggiore debolezza. Ma proprio questo chiarisce che l'euro non è il problema! Infatti, come ci ha più volte detto, nel 1992 il saldo estero andò rapidamente in terreno positivo e la crescita ripartì, mentre nel 1999 non successe nulla di simile, il che dimostra che l'euro è solo una moneta e che il problema è la corruzione/la Cina/la spesapubblicaimproduttiva [barrare una o più caselle a scelta]".
Eh no, caro piddino, le cose non stanno così, ovviamente. Madre Natura ti ha dato troppa faringe e poco cervello, e purtroppo, se è possibile rimediare al primo problema con un bisturi, per il secondo c'è poco da fare.
Allora, vediamo i cambi lira contro marco, costruiti nello stesso modo, e riferiti agli stessi periodi:
Oooops! Eh già! Nel 1992 la lira aveva ceduto anche rispetto al marco, ma nel 1999, ovviamente, no, perché eravamo nell'euro, chiaro, bestia piddina? Eravamo nell'euro, chiaro, utile tsipriota? Eravamo nell'euro, chiaro, pentaballista? E quindi, anche se nel 1999 il dischetto di metallo in tasca si chiamava ancora la lira, i cambi intraeurozona erano irrevocabilmente fissi, e in sostanza eravamo già nell'euro.
Ora, vediamo se ti entra in testa (tranquillo: a te mi interessa solo farlo entrare in testa). Riporto gli stessi dati, questa volta non confrontando quello che è successo alla stessa valuta in due tempi diversi, ma quello che è successo nello stesso tempo a due valute diverse, cominciando dal 1992 e poi mostrando il 1999.
Nel 1992 la lira cedette (in proporzioni diverse), rispetto sia al dollaro che al marco:
Notate: cedette più rispetto al dollaro che rispetto al marco. Ora, cosa sarebbe dovuto succedere, nella vostra fottuta mitologia di seguaci di Giannino? Avremmo sì avuto un vantaggio competitivo sulla Germania, quello lo ammettete anche voi - e infatti lo abbiamo avuto, raggiungendo un surplus verso l'estero confrontabile a quello che la Germania aveva avuto negli anni '80; ma, sempre secondo voi, avremmo dovuto avere un enormissimo scoppio di inflazione - e infatti non lo abbiamo avuto, perché nessun articolo scientifico dice che a una grande svalutazione segua una grande inflazione, dal momento che in effetti una cosa del genere non succede mai per motivi che se voi aveste meno faringe e più cervello potreste studiare qui.
Da quando siamo nell'euro invece può succedere solo questo:
Possiamo riallineare il cambio solo extraeurozona, e dato che il Nord dell'Eurozona rappresenta quasi la metà del nostro commercio, è evidente che il mancato riallineamento (cioè il fatto che la Germania si sia opportunamente scelta un sistema che le permette di non rivalutare) ci danneggia, mentre rispetto ai mercati delle materie prime siamo sempre in balia delle decisioni altrui (ma questo, come abbiamo visto, è meno importante, perché due episodi di svalutazione superiori al 20%, quelli che vi ho mostrato in questo post, non hanno portato a un aumento del 20% del prezzo della benzina alla pompa, come vi ho spiegato non tecnicamente qui, e come vi spiegherò tecnicamente il 12 aprile a Roma). Peraltro, questo fa capire che chi ci dice che il problema è il cambio dell'euro sul dollaroappartiene necessariamente a una delle due categorie sopra menzionate. Il problema è ed era il cambio fra Italia e Germania, cioè il fatto che la Germania non rivaluta, anche se i suoi beni sono molto domandati, sono in eccesso di domanda. Il problema è che l'euro impedisce al mercato europeo di funzionare. Come si ponga rispetto ai mercati terzi è un problema di ordine inferiore, stante il fatto che l'Europa è il più grande mercato dei paesi europei.
Bene.
Dopo tanti post tristi (e qualcuno esilarante), finalmente un post utile. Questo post vi permette:
Il riallineamento che ci aspetta questa volta, però, non sarebbe del tipo "cornuti e mazziati", come quello del 1999 (cioè con un aumento del costo delle materie prime, a causa della svalutazione verso dollaro, ma uguale competitività verso i mercati di sbocco, a causa dell'esistenza dell'euro). Sarebbe invece del tipo "arrivederci e grazie", cioè con un incremento del prezzo delle materie prime in dollari simile a quello sperimentato nel 1992, compensato però - come nel 1992, e come in Veneto e nelle Marche ricordano bene - da un uguale o superiore incremento della competitività sui nostri mercati di sbocco.
Prima è, meglio è.
E questo ormai cominciano a capirlo anche gli imprenditori.
Ma il fatto è che le tre funzioni della moneta che si studiano a Econ102 sono:
1) unità di conto (metro del valore);
2) intermediario delle transazioni;
3) riserva di valore
e sappiamo anche che storicamente (anzi, antropologicamente) la prima ad affermarsi è stata la prima fra le funzioni elencate. Non c'è scritto "dischetto di metallo": omissione imperdonabile alla quale i piddini rimedierebbero se potessero riscrivere la storia a loro immagine e somiglianza! Nel 1999 l'euro, che non era ancora circolante (cioè che non era ancora "dischetto di metallo" in tasca a noi), e che quindi non usavamo nelle nostre transazioni interne, era però già l'unità di conto delle transazioni internazionali, il che significa che la svalutazione del 25% contro dollaro comportò che il petrolio ci costasse oltre il 30% in più rispetto a quello che si sarebbe verificato se l'euro fosse veramente stato stabile sul dollaro (perché non il 25%? Chiedetelo agli espertoni che vogliono insegnarci il funzionamento delle percentuali...).
Inutile dire che non vedemmo fra 1999 e 2000 un'esplosione del 30% dell'inflazione, come non la vedemmo nel 1992 (come su questo blog abbiamo più e più volte ricordato da anni: Alberto Barsi ci segnalò nel 2011, nel secondo articolo di questo blog - nel secondo articolo di questo blog - l'intervista a Monti della quale vi ho più volte parlato e che Claudio ha così ammirevolmentecollocato nel contesto a Torino, quella nella quale Monti ammette che fra 1992 e 1993 l'inflazione era scesa e la svalutazione ci aveva fatto bene).
Quindi: l'euro non ci ha dato la stabilità di per sé, perché all'occorrenza gli è capitato di sgretolarsi come la lira.
Allora qualcuno dirà: "Be', d'accordo, questo è incontestabile: l'euro non è sempre stato forte, e la sua performance nei primi due anni non è stata poi così dissimile da quella della liretta nel suo periodo di maggiore debolezza. Ma proprio questo chiarisce che l'euro non è il problema! Infatti, come ci ha più volte detto, nel 1992 il saldo estero andò rapidamente in terreno positivo e la crescita ripartì, mentre nel 1999 non successe nulla di simile, il che dimostra che l'euro è solo una moneta e che il problema è la corruzione/la Cina/la spesapubblicaimproduttiva [barrare una o più caselle a scelta]".
Eh no, caro piddino, le cose non stanno così, ovviamente. Madre Natura ti ha dato troppa faringe e poco cervello, e purtroppo, se è possibile rimediare al primo problema con un bisturi, per il secondo c'è poco da fare.
Allora, vediamo i cambi lira contro marco, costruiti nello stesso modo, e riferiti agli stessi periodi:
Oooops! Eh già! Nel 1992 la lira aveva ceduto anche rispetto al marco, ma nel 1999, ovviamente, no, perché eravamo nell'euro, chiaro, bestia piddina? Eravamo nell'euro, chiaro, utile tsipriota? Eravamo nell'euro, chiaro, pentaballista? E quindi, anche se nel 1999 il dischetto di metallo in tasca si chiamava ancora la lira, i cambi intraeurozona erano irrevocabilmente fissi, e in sostanza eravamo già nell'euro.
Ora, vediamo se ti entra in testa (tranquillo: a te mi interessa solo farlo entrare in testa). Riporto gli stessi dati, questa volta non confrontando quello che è successo alla stessa valuta in due tempi diversi, ma quello che è successo nello stesso tempo a due valute diverse, cominciando dal 1992 e poi mostrando il 1999.
Nel 1992 la lira cedette (in proporzioni diverse), rispetto sia al dollaro che al marco:
Notate: cedette più rispetto al dollaro che rispetto al marco. Ora, cosa sarebbe dovuto succedere, nella vostra fottuta mitologia di seguaci di Giannino? Avremmo sì avuto un vantaggio competitivo sulla Germania, quello lo ammettete anche voi - e infatti lo abbiamo avuto, raggiungendo un surplus verso l'estero confrontabile a quello che la Germania aveva avuto negli anni '80; ma, sempre secondo voi, avremmo dovuto avere un enormissimo scoppio di inflazione - e infatti non lo abbiamo avuto, perché nessun articolo scientifico dice che a una grande svalutazione segua una grande inflazione, dal momento che in effetti una cosa del genere non succede mai per motivi che se voi aveste meno faringe e più cervello potreste studiare qui.
Da quando siamo nell'euro invece può succedere solo questo:
Possiamo riallineare il cambio solo extraeurozona, e dato che il Nord dell'Eurozona rappresenta quasi la metà del nostro commercio, è evidente che il mancato riallineamento (cioè il fatto che la Germania si sia opportunamente scelta un sistema che le permette di non rivalutare) ci danneggia, mentre rispetto ai mercati delle materie prime siamo sempre in balia delle decisioni altrui (ma questo, come abbiamo visto, è meno importante, perché due episodi di svalutazione superiori al 20%, quelli che vi ho mostrato in questo post, non hanno portato a un aumento del 20% del prezzo della benzina alla pompa, come vi ho spiegato non tecnicamente qui, e come vi spiegherò tecnicamente il 12 aprile a Roma). Peraltro, questo fa capire che chi ci dice che il problema è il cambio dell'euro sul dollaroappartiene necessariamente a una delle due categorie sopra menzionate. Il problema è ed era il cambio fra Italia e Germania, cioè il fatto che la Germania non rivaluta, anche se i suoi beni sono molto domandati, sono in eccesso di domanda. Il problema è che l'euro impedisce al mercato europeo di funzionare. Come si ponga rispetto ai mercati terzi è un problema di ordine inferiore, stante il fatto che l'Europa è il più grande mercato dei paesi europei.
Bene.
Dopo tanti post tristi (e qualcuno esilarante), finalmente un post utile. Questo post vi permette:
- di riconoscere un cialtrone (o un collaborazionista) quando ne incontrate uno (laddove non crediate, come me, all'inesorabile veridicità della fisiognomica);
- di stare tranquilli: qualsiasi cosa succeda al cambio della nuova lira dopo l'euro... è già successo, e siamo ancora vivi!
Il riallineamento che ci aspetta questa volta, però, non sarebbe del tipo "cornuti e mazziati", come quello del 1999 (cioè con un aumento del costo delle materie prime, a causa della svalutazione verso dollaro, ma uguale competitività verso i mercati di sbocco, a causa dell'esistenza dell'euro). Sarebbe invece del tipo "arrivederci e grazie", cioè con un incremento del prezzo delle materie prime in dollari simile a quello sperimentato nel 1992, compensato però - come nel 1992, e come in Veneto e nelle Marche ricordano bene - da un uguale o superiore incremento della competitività sui nostri mercati di sbocco.
Prima è, meglio è.
E questo ormai cominciano a capirlo anche gli imprenditori.
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